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Archivio di Stato di Ancona

Puntata #1

Sintesi del "Caso Accetta"

Sintesi del "Caso Accetta"

Sistema progettato dai periti per rilevare veleni allo stato gassoso che sarebbero sfuggiti alle analisi sui liquidi

Sistema progettato dai periti per rilevare veleni allo stato gassoso che sarebbero sfuggiti alle analisi sui liquidi

Stampe fotografiche dei vetrini con analisi al microscopio

Stampe fotografiche dei vetrini con analisi al microscopio

Procedimento penale contro Accetta Achille, Mincarelli Olimpia e Accetta Nicola, imputati di veneficio, cosiddetto

Caso Accetta

Memoria della Corte di Cassazione a stampa dal titolo “il caso Accetta”, perizia (progetto, alambicchi e stampe di immagini al microscopio) e perizia psichiatrica di Olimpia.

Nel 1931 a Cepagatti (PE) vivono i vecchi coniugi Nicola e Filomena Mincarelli assieme a un loro figlio, Ermenegildo, alla sua compagna e ai loro bambini. Il 10 maggio 1931 i Mincarelli ricevono la visita del genero Achille Accetta, marito della loro figlia Olimpia; insieme a lui ci sono anche Nicola, figlio di Achille e sua moglie, Isolina. Scopo della visita è comunicare la nascita del ventitreesimo figlio di Achille e Olimpia, nella speranza di ricevere “qualche donativo”. Durante la visita Isolina si offre di preparare il caffè, facendosi prestare una caffettiera e usando polvere portata da casa. Tutti ne bevono e nessuno si sente male. Al termine della visita Achille raccomanda alla suocera di scaldare e bere quanto avanzato il giorno successivo, altrimenti sarebbe andato a male.

Il mattino seguente il caffè viene effettivamente scaldato, ma tutti coloro che ne bevono iniziano a sentirsi male. Muoiono Filomena e la piccola Chiara Mincarelli, figlia di Ermenegildo. Si sentono male ma si salvano Rosalinda e Maria, altra figlia di Ermenegildo e Rosalinda.

Le indagini mettono in luce dissapori familiari e le accurate perizie evidenziano la presenza di veleno per topi nel caffè.

Vengono imputati Achille Accetta, Nicola Accetta e Isolina come esecutori materiali e Olimpia Mincarelli viene indicata come mandante. Con sentenza del 1933 Achille e Olimpia vengono condannati all’ergastolo, rispettivamente come esecutore materiale e mandante, Isolina viene assolta per non aver commesso il fatto e Nicola per insufficienza di prove. I due condannati e il figlio ricorrono contro la sentenza. Lo stato mentale di Olimpia non consente di proseguire il processo assieme al marito e al figlio, nei confronti dei quali – pur nella certezza dei fatti (il caffè era effettivamente avvelenato!) – viene emessa una sentenza di assoluzione per insufficienza di prove: non è certo che siano stati proprio loro due a versare il veleno nella caffettiera. La sentenza nei confronti di Olimpia viene emessa solo nel 1939, quando le sue condizioni mentali consentono la ripresa del processo. Viene assolta per insufficienza di prove, tanto più che “non essendo provata l’esecuzione del delitto da parte di quelli non può sostenersi l’accusa di istigazione da parte della Mincarelli”.

ARCHIVIO DI STATO DI ANCONA, Corte d’Assise di Ancona, Processi delle corti di assise del distretto di corte di appello di Ancona (1931-1951), fasc. 121, Procedimento penale contro Accetta Achille, Mincarelli Olimpia e Accetta Nicola imputati di veneficio.

 

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Ultimo aggiornamento: 19/11/2025